domenica, ottobre 07, 2007

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Seminario di Yogaterapia
L'intestino:


percorso di conoscenza e di autoterapia per il sitema digerente e l'intestino

Sabato 20 Ottobre Osimo (AN)

Programma del corso
Inizio ore 15 termine ore 19

La teoria
La pratica Yoga
Pausa con tisana ayurvedica
Centro olistico "La Mucciolina"
Via Mucciolina 23, 60027 (AN) Tel.: 339-7260070
Come raggiungerlo

lunedì, aprile 30, 2007

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Seminario di Yogaterapia:
Lo stomaco

Sabato 12 Maggio Osimo (AN)

Programma del corso
Inizio ore 15 termine ore 19


  • L'energia dell'elemento terra: il meridiano dello stomaco e della milza-pancreas

  • Anatomia, fisiologia e psicosomatica dello stomaco

  • Yoga per la salute del sistema digestivo ed immunitario

  • Pausa con tisana ayurvedica

  • Massaggio del piede

  • Yogasana d'equilibrio in stazione eretta per l'armonia dell'elemento terra

  • Cerchio di condivisione e saluto
Centro olistico "La Mucciolina"
Via Mucciolina 23, 60027 (AN)
Tel.: 339-7260070
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Liberare la tensione interna


Una semplice pratica
per prendere coscienza delle tensioni psico-somatiche e rilasciarle


FASE 1: Shavasana (posizione del cadavere)

Distenditi a terra su di una stuoia, sulla quale sarà posto un sottile materassino da sdraio o una coperta piegata. E’ necessario che il corpo sia ben isolato dal pavimento e che poggi su di un piano non eccessivamente duro.

Lascia che la schiena poggi comodamente in ogni sua parte a contatto con il suolo. Chiudi gli occhi e ad ogni espirazione abbandona qualunque contrazione nell’area del collo, del dorso e della zona lombare.

Divieni cosciente di te stesso senza interferire con le sensazioni fisiche o psichiche che si manifestano.

Com’è il tuo respiro? Superficiale, profondo o veloce?

Averti formicolii o pulsazioni in alcune aree del corpo?

Puoi avere coscienza del battito del tuo cuore?

Sia che quello che senti ti risulti piacevole o spiacevole non fare niente altro che osservare distaccato. Così come le nuvole si intrecciano nel cielo in colori e forme sempre nuove ora candire, ora gravide di pioggia, nello stesso modo vanno e vengono nel corpo-mente le sensazioni, le immagini, i pensieri.

Così come il cielo rimane sempre vuoto e libero e capace di accogliere qualunque nube senza alterarsi, nello stesso modo lascia che la tua coscienza libera a vuota permei ogni parte del tuo essere ed accolga qualunque manifestazione dell’energia del tuo corpo o della tua mente.

Non interferire.

Ben presto la tensione celata dalle occupazioni del giorno si manifesterà sotto una forma o l’altra: un fremito muscolare, un senso di oppressione, una catena di pensieri o immagini sgradevoli, o un flusso di emozioni; forse in una sensazione di calore o di freddo.

Continua ad osservarle, neutrale come un cielo, come se quel che senti scorresse alla periferia del tuo essere… Ora preparati alla pratica di Shantiasana

FASE 2: Shantiasana

Unisci le gambe, porta le braccia sopra la testa ed ora tendi con energia tutto il corpo; fai alcuni respiri in questa posizione, poi con una veloce, intensa e sonora espirazione sollevati sull’osso sacro contraendo contemporaneamente e piegando le braccia e le gambe che si raccolgono sul corpo.

Tutto il corpo deve risultare contratto: i muscoli delle braccia e le mani che sono chiuse a pugno con il pollice all’interno. Contratti sono anche i muscoli delle gambe e le dita dei piedi che sono volte verso il basso. La mascella è tesa, i denti a contatto. Strizza gli occhi e lascia il respiro fuori per qualche secondo finché ti è possibile resistere, poi abbandonati di colpo a terra, rilasciando senza alcun controllo braccia e gambe.

E’ molto importante che nella fase di ritorno il corpo “piombi a terra” senza alcun tono muscolare. Le braccia devono scendere di nuovo lungo i fianchi.

Fai alcuni respiri calmi, lascia che la tua energia si riequilibri in modo spontaneo, poi di nuovo esegui Shantiasana per 5 o 6 volte, sempre alternando la fase attiva con una breve fase di rilassamento.

FASE 3: Shavasana

Come all’inizio di questa pratica, torna alla consapevolezza delle sensazioni psico-corporee seguendo le istruzioni della prima fase di Shavasana. Segui l’onda naturale del respiro e divieni cosciente delle pause tra inspirazione ed espirazione finché il flusso del respiro non diviene molto calmo e lento. Mantieni la consapevolezza generale del corpo cercando di non scivolare nel sonno.

Dopo 10 o 15 minuti porta la tua consapevolezza alle estremità del corpo: le dita dei piedi, le mani, la testa; poi ruota le caviglie, muovi le dita dei piedi e delle mani, piega lentamente la testa di lato ponendo la guancia destra a terra e fai due respiri. Poi ruota la testa nel senso opposto, respira ancora per due volte. Riporta il capo al centro, girati di fianco, piega le gambe , avvicina la fronte alle ginocchia e sollevati facendo leva sulle mani.


sabato, marzo 03, 2007

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Seminario di Yogaterapia:
La purificazione del fegato

Sabato 31 Marzo Osimo (AN)

Programma del corso
Inizio ore 15 termine ore 19


  • Anatomia e fisiologia del fegato

  • Funzione energetica del fegato

  • Sequenza di Hata Yoga e Pranayama per la salute del fegato

  • Pranayama purificante

  • Sat-Sang-Pausa con tisana ayurvedica

  • Aspetti psicosomatici del fegato e della vescica biliare

  • Sessione di yogaterapia per la cure del fegato

  • Rilassamento

  • Cerchio di condivisione e saluto
Centro olistico "La Mucciolina"
Via Mucciolina 23, 60027 (AN)
Tel.: 339-7260070
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domenica, febbraio 25, 2007

Il seme della paura

Yoga, la disciplina che dissolve la paura

Nella società contemporanea lo stress è uno dei problemi di salute più diffusi insieme alle cosiddette crisi di panico ed a quei disturbi definiti genericamente psicosomatici. Queste patologie tipiche delle società industriali hanno in comune un fattore unico: la paura, manifesta o immanifesta, conscia o subconscia.

I rimedi che si conoscono per cercare di superare la paura sono quasi tutti sintomatici, ad eccezione di quelli che risalgono alle sue cause, come ad esempio la psicoterapia o l'omeopatia.

lo Yoga è un metodo di cura particolarmente efficace e completo perché aiuta sia a limitare i sintomi della paura sia ha rimuoverne le cause.

Lo Yoga rilassa, dà equilibrio e rafforza lo psicosoma del praticante mediante varie pratiche:

Ma la sua azione più importante è quella di guidare lo yogi, per gradi, nel rimuovere le cause ontologiche della paura, attraverso il giusto approccio alla realtà sensoriale e con la pratica della meditazione.

La paura è uno stato interiore “a basso voltaggio”, accade in una zona di penombra interna dove i contorni delle cose sono confusi come in uno stato di sogno o di alterazione febbrile.

Lo yoga è Tapas, un fuoco che brucia le tossine fisio-psichiche che impediscono la visione corretta del mondo e di se stessi. E’ un processo che aumenta la carica energetica finché nell'essere non si instaura un flusso permanente di luce intensa e nella luce gli spettri evaporano.

Tutto il potenziale per raggiungere la completa salute è già qui e ora, ma è necessario cominciare per gradi, prendendo come riferimento l'Astanga Yoga di Patanjali, il saggio che codificò il cammino dello Yoga in otto stadi:

Lo scopo di queste regole etiche e di stile di vita e' quello di purificare lo psicosoma e di limitarne le perturbazioni. Gli antichi maestri non accettavano allievi che non fossero disposti ad abbracciare incondizionatamente questa disciplina interiore; non per motivi che noi definiremmo "morali", ma per ragioni pratiche: un allievo con la mente turbata dall’odio o dalle brame o attaccato alla propria depressione non può iniziare pratiche yogiche perché comprometterebbe seriamente la sua salute e non sarebbe in grado di trarre profitto dagli insegnamenti.

Vediamo insieme questi prerequisiti dello Yoga classico indispensabili per dare una “rotta giusta” alla nostra vita, un primo passo del nostro guerriero interiore.

I 5 YAMA

I principi
1. Ahimsa
Non violenza.

Impegno ad adottare un comportamento volto a non nuocere né a se stessi né agli altri.

2. Satya
Non mentire.
Innanzitutto non mentire alla propria essenza spirituale, ma significa anche il coraggio di sostenere apertamente ciò che è vero.


3. Asteya
Non rubare, chi ruba è un mendicante.
Questo Yama è un invito a percepire ed a rispettare la propria innata ricchezza interiore ed originalità.

4. Brahmacharya
La parola sanscrita significa letteralmente “vivere come un dio” rendendo superfluo l'attaccamento al sesso.
si tratta di un invito al contenimento dell'energia sessuale per aumentare la forza pranica interna.

5. Aparigraha
Assenza di avarizia.
Questo Yama induce a lasciare la "presa" sulle cose e sulle persone.

Meditare su questi principi e cercare di introdurli nella propria vita senza forzature, ma al tempo stesso senza autoindulgenza, è il primo passo interiore verso il fuoco della disciplina Yoga.

Naturalmente i cambiamenti richiedono tempo e all’inizio saranno impercettibili, ma quel “fuoco” ha il potere con il tempo di dissolvere gli spettri della mente, che sono gli alimentatori occulti di ogni forma di paura.

I 5 NYAMA
Le regole

Solo un essere umano in armonia con le regole divine che governano il cosmo può fare esperienza della salute vera; è questo il concetto alla base dei Nyama.

1. Shaucha
La pulizia è il primo Yama.
Si intende la pulizia sia del corpo che della mente. La purificazione mentale rimanda alle regole precedenti: gli Yama. Una sana alimentazione a base di cereali, frutta, verdura, latte, miele, semi oleosi, legumi è uno dei fondamenti dello stile di vita Yoga. A questo segue una rigorosa purificazione quotidiana e stagionale degli organi interni attraverso le posture Yoga, tecniche di respiro, massaggio, pratiche speciali di Yoga.

2. Samtosha
La serenità.
la capacità di mantenere un atteggiamento mentale positivo indipendentemente dagli eventi esterni. Ogni volta che la mente devia verso il pessimismo riportarla inesorabilmente verso il senso opposto. Non forzare, si tratta d'indirizzare lo stato d’animo con un movimento interiore lieve ma perseverante. Anni di messaggi negativi provenienti da un errato modo di pensare e spesso dall'ambiente, hanno creato in voi un'abitudine che ora vi appare ineluttabile. E’ falso. Si può e si deve rieducare il proprio pensiero.

3. Tapas
la disciplina che contiene gli impulsi elementari e corregge l'errato modo di pensare.
E’ la forza intenzionale incorruttibile e perseverante che genera il "fuoco" dello Yoga. Meditate a lungo su questa parola. Al di là della mera traduzione ha in sei un suo speciale potere che può dischiudere la vostra comprensione interiore. Tapas non è repressione. Non c'è alcun tentativo di giudicare un pensiero negativo o un'abitudine scorretta, ma solo una neutrale e potente attitudine a correggere.

4. Swadhyaya
Lo studio.
Con la mente pulita, sgombra di pregiudizi ci si può calare nello studio della realtà e di se stessi mediante la lettura dei testi sacri o comunque libri che inducono una profonda riflessione sull'esistenza, le parole dei saggi.
Un periodo di autoterapia può essere utile o addirittura indispensabile in molti casi di sofferenza interiore o per superare angoscia o crisi di panico, ma il seme della paura verrà distrutto solo da una medicina spirituale. L’incontro con un maestro ad un certo punto del cammino Yoga è inevitabile.

5. Ishvarapranidhana
L'abbandono a Dio, la resa allo spirito eternamente libero.
Quando l’immanenza del divino è percepita, cessa la lotta e la paura scompare, con tutti i suoi corollari di pene. Ricorda che nello Yoga la fede non è cieca credenza, ma il frutto naturale di un’attenta contemplazione della realtà.

domenica, gennaio 14, 2007

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Seminario di Yogaterapia:
I RENI
Sabato 27 Gennaio Osimo (AN)


Programma del corso

15 - 17:30
17:45 - 19
Ai partecipanti sarà rilasciata una dispensa sul lavoro svolto.

Centro solistico "La Mucciolina"
Via Mucciolina 23, 60027 (AN)
Tel.: 339-7260070
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domenica, dicembre 10, 2006

I TESTI

Lo Yoga è stato da sempre una via iniziatica, trasmessa da maestro a discepolo, di conseguenza nell'antichità non furono scritti testi esaurienti su cui fondare una pratica individuale; anche ciò che è stato scritto riguardo all'Hatha Yoga è esposto in modo succinto, quasi si trattasse di promemoria per il praticante già iniziato da un guru.

Tali testi sono comunque interessanti anche per i praticanti contemporanei perché la loro lettura immerge nel clima filosofico dello Yoga: si tratta di un'atmosfera intrisa di un senso di vastità cosmica e di correlazione costante tra micro e macrocosmo.

Tra i testi più noti ricordiamo:

Oltre ai testi specifici dell'Hatha Yoga, ci sono opere bellissime che riguardano la filosofia dello Yoga; ricordiamo innanzitutto le "Upanisad" (sessioni accanto al maestro).
Questi testi iniziarono a sorgere attorno all'VIII secolo a.C. e costellarono la letteratura indiana per diversi secoli. Presumibilmente furono redatti da saggi veggenti (Rishi).
In essi si compendia l'intera visione mistica dell'India.

Un altro testo classico dello Yoga è la Bhagavadgità (il canto del beato).
Esso tratta di un poema di settecento versi che fa parte d'una poderosa opera epica: il "Mahabharata", pare che abbia avuto la sua compilazione attorno al Il' sec. a.C. In questo poema il dio Krishna rivela al guerriero Arjuna istruzioni sul Karma Yoga (Yoga dell'azione), sul Bakti Yoga (Yoga della devozione) e sul Jnana Yoga (Yoga della conoscenza della verità).

Il testo fondamentale dello "Yoga Darshana" (dottrina dello Yoga) sono gli yogasutra; si tratta di 195 aforismi sullo Yoga, il cui autore è Patanjali, vissuto tra il IP sec. a.C. e il V° sec. d.C. (le datazioni in India sono sempre estremamente incerte!).

Si tratta di un'opera unica nel suo genere; essa infatti sintetizza la pratica dello Yoga, ordinandola in otto stadi, per questo lo Yoga classico è detto anche: "Ashtanga Yoga" (che letteralmente significa le 8 membra dello Yoga).

Per approfondimenti sui testi ed illustrazioni della tradizione Yogica: www.visionaire.org

sabato, novembre 25, 2006

LE ORIGINI DELLO YOGA

Rintracciare le origini dello Yoga e seguirne gli sviluppi in modo lineare è un'impresa ardua se non addirittura impossibile, in quanto fu da sempre un percorso spirituale trasmesso segretamente per via orale da maestro a discepolo.

Per certo si può affermare che pratiche di meditazione e di ascesi, strettamente correlate allo Yoga, erano conosciute nell'ambito della civiltà indo-gangetica già nel 2.500 A. C.

Scavi archeologici hanno riportato alla luce due città: Harappa e Mohenjo-Daro, la cui struttura e i reperti ivi ritrovati indicano che si trattava d'insediamenti umani di avanzatissima civiltà: una civiltà pacifica fondata sull'agricoltura, l'artigianato ed i commerci.

Adoravano la Dea Madre, simbolo universale di fertilità e di vita: Si trattava dunque di un popolo sensibile alle forze e alle energie della natura, alveo ideale per una ricerca sull'essere e sulle, forze che lo agiscono.

Intorno al 1.500 A. C. popoli nomadi provenienti dall'Asia centrale, gli Arii, invasero la valle indo gangetica e ne sottomisero i popoli.
Gli Arii fondavano la loro sopravvivenza sulla pastorizia e su imprese di guerra, di conseguenza la loro vita sociale ed i loro culti erano caratterizzati da un rigoroso ordine gerarchico. La forza degli Arii fu dunque quella dell'efficienza militare, dell'energia finalizzata per raggiungere uno scopo. Inoltre agli Arii si deve l'introduzione della lingua scritta: il sanscrito.

Lo Yoga classico è il prodotto della fusione di queste due civiltà diverse ed antagoniste.
La scienza dello Yoga insegna a riarmonizzare gli opposti, non è dunque casuale che la sua nascita sia dovuta alla fusione di correnti energetiche contrarie.

La parola Yoga nasce dalla radice indoeuropea Yuj che significa sia soggiogare che unire. L'etimo rivela l'essenza della vera pratica: come il giogo viene imposto agli animali per domarne le forze contrarie ed indurli a lavorare insieme per tracciare il solco, così lo Yogin, attraverso la pratica costante dello Yoga (Abhyasa) deve soggiogare il corpo, la mente ed i sensi, unificarli per tracciare il sentiero interiore che lo condurrà alla liberazione (Moksa).

Lo Yogin così liberato dalla schiavitù dei processi naturali è un Jivanmukta, ossia un liberato in vita: è nel mondo ma non è più toccato da esso. In India il Jivanmukta è simboleggiato dal fiore di loto che vive nell'acqua, ma i cui petali sono asciutti e rivolti al cielo.

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